DALMAZIO

Ovvero, com'erano fatti gli uomini di una volta




Dalmazio Capello nacque il il 16/07/1879 a Homberg in Germania, da Giacomo di Borgo San Dalmazzo (CN) e Maria Prato Merkard tedesca. Il padre era un impresario ferroviario e come tale visse in giro per l'Europa e per l'Asia. Capitò così che Dalmazio si laureasse in ingegneria in quella che allora si chiamava Costantinopoli, al rientro definitivo in Italia gli venne però riconosciuto solo il diploma di geometra, con diritto di iscrizione all'albo senza praticantato e senza esame di abilitazione.

Terminati gli studi anche lui girò parecchio, sempre in campo ferroviario ma anche in altri, come quello minerario, delle bonifiche idrauliche ed edilizia civile . Parlava diverse lingue, oltre al tedesco, certamente quel tanto di turco, russo e cinese che gli consentì di studiare e lavorare in quelle nazioni


Collaborò all'installazione di una teleferica presso una miniera in Germania, presso una società mineraria nel Caucaso, in Manciuria nei cantieri di costruzione della Transiberiana, presso le Ferrovie Imperiali Cinesi Hankow - Pekino. Poi in Indocina sulla tratta Yenbay - Laokay -Yunafou. Probabilmente in forze all'impresa di Silvestro Rosati dato che alcune foto che conservava mostrano l'erigendo monumento allo stesso. 





Al rientro in patria si dedica in un primo tempo all'edilizia civile presso Genzano di Roma, esegue i rilievi e progetta una strada in Irpinia. Torna ad occuparsi di ferrovie a Civitavecchia.

Nel 1923 sbarca in Sardegna, assunto dall'impresa Durando e Tomasini che stava costruendo per le Ferrovie del Sulcis la tratta S. Giovanni Suergiu - Calasetta. Fu qui che quando aveva ormai 44 anni, una giovane maestra originaria di Bosa e dislocata a Sant'Antioco, pose fine alla sua avventurosissima vita da scapolo, mettendogli il cappio al collo e la fede al dito. Maria Melis (la maestrina) proveniva da una famiglia di artisti, sei tra fratelli e sorelle, tra i quali Melkiorre, Federico e Pino, abbastanza noti tra i critici dei primi del 900' e ancora oggi ben quotati. Lei fu l'unica che si dedicò ad un mestiere "normale" per così dire, ma che non lo era per l'epoca e per una donna nubile. Anche lei era tuttavia dotata di spirito d'avventura dato che iniziò la sua professione girando i paesi montani a dorso di mulo.

Dopo tanto lavorare e girovagare il geometra Capello si spense a Cagliari nel 1957 lasciando moglie e due figlie. L'indomita Maria visse ancora a lungo, in perfetta autonomia e fece in tempo a conoscere i pronipoti.

Tra le foto che pubblico forse la più curiosa è quella che mostra il collaudo statico del solaio di una conigliera tramite un carico di zavorra di 5000 kg. Poiché questa è una operazione che credo non si faccia più nemmeno sui viadotti autostradali (lo si legge ogni tanto sui giornali quando crollano) dimostra lo zelo con cui lavoravano i tecnici di una volta.

Che c'entro io con un uomo simile? Direttamente niente, ma indirettamente si perchè Dalmazio e Maria erano i nonni materni di mia moglie e quindi i bisnonni dei miei figli.

Tempo fa ho avuto l'onore di presiedere il Collegio dei Geometri della nostra provincia per sei anni. Non fu solo un onore ma anche un onere, che riuscii a superare anche grazie all'aiuto di una capo ufficio segreteria mitica, conosciuta e apprezzata da tutti gli iscritti. Un giorno sparì nell'archivio con fare da cospiratrice e dopo non molto riemerse con una pratica antica in mano (conosceva la mia famiglia e quindi questa storia) che conteneva le note caratteristiche del geom. Dalmazio Capello e il suo curriculum vitae che ho sintetizzato in queste note. Si era iscritto al Collegio col n° 45 il 30/07/1949 quindi tra i primi. Mi consegnò il carteggio accompagnandolo con una frase da coscenziosa amministratrice: "Guardi, c'è anche la scheda contabile, era uno che pagava le quote d'iscrizione puntualmente". Decisamente un uomo d'altri tempi.

7 settembre 2017